Il post Fukushima sta ridimensionando i rapporti tra le varie fonti rinnovabili e gli equilibri internazionali in termini di approvvigionamento energetico. “Il fatto che Paesi come la Germania e la Svizzera abbiano deciso di dare uno stop al nucleare comporta una serie di conseguenze che non possiamo trascurare” ha affermato Roberto Vigotti, vice presidente di ISES ITtalia, durante un convegno recentemente tenuto a Milano sul tema del fotovoltaico.
L’Italia può comunque ripartire con il fotovoltaico: “Oggi abbiamo un conto Energia chiaro e molto attraente” ha detto Ingmar Wilhelm di Enel Green Power – Epia, precisando che “il nuovo decreto ci permette di muoverci lungo un corridoio con tanti elementi prevedibili da qui al 2016. L’aver fissato 23 mila MW per il 2016 fa pensare a una crescita continua che, con una tecnologia diventata concorrenziale, ci farà presumibilmente raggiungere i 30 mila MW nel 2020”. L’esistenza di una filiera industriale del fotovoltaico italiana è stata ampiamente confermata da Vittorio Chiesa, direttore Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, che ha mostrato come il volume di affari nel 2010 sia cresciuto di circa il 162% rispetto al 2009. Sono circa 800 le imprese operanti lungo la filiera fotovoltaica e alla crescita della presenza (numerica) delle imprese italiane corrisponde una riduzione di quelle estere che fanno ricorso all’export puro. (a.d.)