Scenari sempre più foschi sull’impianto di Fukushima. Un rapporto dell'agenzia di sicurezza nucleare giapponese (NISA) all'IAEA presenta un quadro ancor più grave di quello finora ammesso dal gestore dell’impianto, la Tepco. Il danneggiamento del vessel che contiene il nocciolo del reattore uno di Fukushima sarebbe avvenuto dopo sole cinque ore dallo tsunami e non quindici come precedentemente stimato da Tepco; il vessel del reattore due si sarebbe danneggiato dopo ottanta ore e non centonove, mentre il vessel del reattore tre si è danneggiato più tardi di quanto stimato (settantanove ore e non sessantasei). Il danneggiamento consiste in una serie di fori nel sistema di contenimento d’acciaio del diametro di circa dieci centimetri attraverso i quali sarebbero passate tonnellate di acqua usata nei tentativi di raffreddamento d’emergenza che è diventata altamente radioattiva poiché entrava direttamente in contatto con il combustibile nucleare fuso. “La cosa più grave del rapporto della NISA è che per la prima volta si ipotizza un "melt-through": il nocciolo fuso sarebbe infatti già passato dal vessel al contenimento primario, dunque l'inizio della cosiddetta "sindrome cinese" che in questo caso andrebbe ribattezzata "sindrome argentina" – afferma Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. (s.f.)